IL LAVORO: Atipicità del mercato del lavoro

 ATIPICITA DEL MERCATO DEL LAVORO

Per svariati motivi, quello del lavoro si presenta come un mercato sui generis, alcune semplici riflessioni mostrano perché.

Potremmo innanzitutto osservare che, da un certo punto di vista è importante parlare di vendita e di acquisto della forza lavoro. Un individuo che cede ad ante la propria forza lavoro non si vende
totalmente
: egli si limita a sottoscrivere un impegno, che successivamente dovrà onorare.

Anche considerando la forza lavoro come una merce alienabile al pari delle altre, la sua compravendita resta tipica. Innanzitutto la legge di Say prevede che, per raggiungere l’assestamento tra l’offerta e la domanda di una determinata merce il sorpasso di vendita oscilli, senza limiti di tempo né d'importo, al di sopra al di sotto del suo costo di produzione. Nel caso del lavoro l’oscillazione del prezzo incontra limiti ben precisi dei punti per quanto costretto a vendere la propria attività lavorativa un essere umano non può accenderla in cambio di una retribuzione inferiore a quella indispensabile per sopravvivere; e allo stesso modo non può confidare in un rialzo sistematico del salario perché questa possibilità è frenata dà una possibilità pressoché illimitata di reperire la nuova manodopera. E la cosiddetta legge bronzea dei salari, formulata da Ferdinant Laissalle.

La legge bronzea dei salari è una legge in base alla quale la possibilità di rialzo dei salari è frenata, anche nelle fasi più favorevoli ai venditori di forza-lavoro, da una possibilità pressoché illimitata di reperire nuova manodopera.

Secondariamente, mentre l’acquisto di un prodotto da parte del consumatore può essere effettivamente influenzata dal suo prezzo vincola il reclutamento della forza lavoro e di fatto indipendenti dal corso di quest’ultima. Un’impresa assume nuovi lavoratori non per consumo privato ma perché, prevedendo di poter incrementare la vendita dei suoi prodotti, intende aumentarne la produzione; parallelamente non assume, o licenzia, quando le vendite calano e non si intravedono possibilità di miglioramento a breve o medio termine.

Alla luce di queste considerazioni sembra dunque legittimo affermare che, diversamente da quel che accade per le altre merci, l’abbassamento del prezzo non garantisce al lavoro su effettivo smercio: il mercato del lavoro si presenta pertanto anomala rispetto a tutti gli altri.

Il primo indicatore di cui tenere conto è rappresentato dalla popolazione in età lavorativa, cioè dalla popolazione che in Italia ha l’età compresa tra i 16 e i 70 anni circa.

Un altro indicatore riguarda la popolazione attiva, anche chiamata forza lavoro. Con questo si intendono le persone in età lavorativa che sono effettivamente alla ricerca del lavoro o che sta lavorando: quindi quelle persone che se non stanno lavorando sarebbero disponibili a farlo. All’interno della popolazione attiva, possiamo escludere due gruppi di persone:

- le persone che per un qualche motivo non possono o non vogliono lavorare e non stanno cercando un lavoro, come le casalinghe o i pensionati;

- le persone che sono già occupate, quindi coloro che per un determinato periodo sono effettivamente in possesso di un lavoro.

I dati che otteniamo qui possono essere messi a confronto, dando così luogo ad altri importanti indicatori:

- il tasso di attività: rapporto percentuale tra la popolazione attiva e la popolazione in età lavorativa

- il tasso di occupazione: costituito dal rapporto tra il numero degli effettivi occupati e la popolazione in età lavorativa

- il tasso di disoccupazione: indica il rapporto tra il numero dei disoccupati e il complesso della popolazione attiva


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